Ossimo Superiore
CHIESA PARROCCHIALE DEI SANTI GERVASIO E PROTASIO
Si distacca probabilmente, come Parrocchiale autonoma, dalla Pieve di Cividate nel XIV secolo. Per il Sina la chiesa sarebbe stata fondata dai monaci di Tours in base alla sua intitolazione. La Eccl. S. Protasii et Damasii de Oxemo venne tassata da Bernabo Visconti per libbre 5: notizia curiosa questa per la confusione fatta dal compilatore dell’elenco, fra la chiesa di Ossimo Superiore, dedicata ai Santi Gervasio e Protasio, e quella di Ossimo Inferiore dedicata ai Santi Cosma e Damiano. Nell’elenco dei contributi di antiche chiese della Valcamonica al Vescovo di Brescia e ricordata la “ecclesia S.S. Gervasij et Protasij de Oxemo” che deve versare L. 3 e soldi 5; nel registro dei benefici del 1532 e ricordata come parrocchiale la chiesa S. Gervasii de Osemo, mentre il vescovo Bollani (1573) la ricorda come parrocchia da cui dipendeva la curazia dei Santi Cosma e Damiano di Ossimo Inferiore, e cosi pure nel 1584. Non possiamo pero farci un’idea delle prescrizioni di Mons. Giacomo Pandolfi (1562) che raccomandava fosse chiuso l’uscio piccolo presso la porta grande. Nel secolo XVII la chiesa viene ricostruita. B.Faino nel 1658 cosi la descrive: “Ecclesia Ossimi Superioris S.S. Gervasii et Protasii dicata, habens duo altaria, est rectoria parochialis”. P.Gregorio nel 1698 invece scrive che quando fu costruita (o ampliata) fu distrutto quanto rimaneva dell’antico castello.
Esterno: Notevole facciata spartita in tre comparti verticali da lesene lisce con capitelli adorni di rosette, ovuli e astragali nell’ordine inferiore e con capitelli compositivi, invece, nell’ordine superiore; e a due ordini, divisi in basso da alta architrave, mentre quello superiore e liscio con le solite modanature. Nello scomparto centrale dell’ordine inferiore e il ricco portale in pietra di Sarnico grigio, architravato, con timpano spezzato e due elementi di volute; nel centro e la cimasa con corona adorna di palmee di ovuli, sormontata da “orifiamma” con il monogramma di Cristo. Le lesene che fiancheggiano il portale e l’architrave presentano ricca ornamentazione al altorilievo con girali d’acanto. Nelle cornici interne lisce sono inseriti nel mezzo o applicati agli angoli, motivi a rosette. Nei due scomparti laterali, verso l’alto, due nicchie, semicircolari, contornate da decorazioni in stucco, entro cui sono dipinti, a monocromo, le figure dei santi Pietro e Paolo. Nell’ordine superiore, ai lati, due nicchie simili alle sottostanti che dovevano contenere statue ora scomparse. Nel centro, ampia finestra rettangolare incorniciata da pietra di Sarnico con motivo a volute contrapposte, sotto la banchina e sopra l’architrave. La facciata si conclude con attico, nella zona centrale, sormontato da timpano triangolare e raccordato ai lati da volute. Pinnacoli piramidali sono sulle lesene estreme; sul timpano, alla sommità, pinnacolo piramidale e, ai lati,vasi con fiamma in pietra. La facciata è dell’inizio del XVII secolo, ma ancora con uno schema manieristico. I due fianchi non presentano nulla di interessante, salvo i due portali, identici, architravati, con il monogramma di Cristo e motivi a rombi nella incorniciatura in pietra di Sarnico. L’abside è poligonale. Sul lato sud si erge la torre campanaria con pietre a bugne negli spigoli, tutta in pietra a vista di colore grigio, con cordonatura che divide lo zoccolo dalla canna, con strette feritoie lungo quest’ultima. La cella è costituita da quattro lesene tuscaniche agli angoli che racchiudono aperture con archi a pieno centro. Cornicione molto aggettato su cui si imposta una lanterna ottagonale con finestrelle pure ottagonali su ogni lato. Cupolino in rame con pinnacolo a croce. Notevole esempio di architettura del primo Seicento.
Interno: Aula unica, spaziosa, costituita da due campate con volta a botte unghiata, intervallate da archi traversi, molto larghi, limitati da listelli o ghiere aggettate in corrispondenza delle sottostanti lesene. Queste, in stucco, con finta marmorizzazione gialla, sostengono l’ampio cornicione e racchiudono i due archi a pieno centro, dei due altari per lato, collocati nelle nicchie ricavate nello spessore delle pareti. I capitelli delle lesene hanno ricca decorazione composita in stucco bianco e dorato.
Altrettanto ricca è la decorazione che si svolge su tutte le facce delle lesene, sui capitelli, nelle ghiere, nei sottarchi e nelle lunette dei quattro altari posti a lato. Si tratta di stucchi, in parte dorati, di fine fattura tra il Sei e il Settecento ma di gusto ancora seicentesco. Pure a stucco è il medaglione che contorna il cartiglio sull’arco trionfale. Il presbiterio è di forma rettangolare, ampio, coperto da volta a botte; il coro è a tre lati di poligono, con volta a spicchi. La volta della navata, quella del presbiterio e quella del coro sono ricoperte da affreschi della fine del XIX secolo con medaglioni raffiguranti episodi della vita di Gesù. Ricca la bussola di stile neoclassico, di buona fattura. L’altare maggiore, pregevole, in marmo bianco macchiato di rosa, reca nel paliotto, entro cartiglio, ad altorilievo, il pellicano (forse rifatto). Di bella fattura anche il tabernacolo, con sportello adorno di calice in lamina dorata e argentata. La pala dell’altare maggiore è racchiusa in una soasa neoclassica, adorna di colonne scanalate, poste ai lati che sostengono un timpano triangolare.
Il coro è adorno di tre edicolette architravate seicentesche, contornate da ricca cornice in marmo grigio venato di bianco, con alto architrave, con sportelli dipinti per le reliquie e gli olii santi.
Posto in “Cornu epistolae”, in apposito vano murario con cassa frontale lignea sporgente è posto un antico organo a canne. La Chiesa era dotata di un organo a canne probabilmente fin dall’inizio del Settecento. Alcuni elementi di quell’antico strumento, che ha subito diverse trasformazioni nel corso del tempo, sono arrivati fino ai giorni nostri.
Sopra la tastiera, una targhetta riporta la scritta: “Giovanni Manzoni e figli Fabbricatore d’organi in Bergamo 1881 restaurò 1881″. Analizzando il contratto Manzoni 1881, si sono potute dedurre alcune trasformazioni e aggiunte che lo stesso operò, pur conservando il più possibile della filosofia costruttiva dello strumento sul quale interveniva, probabilmente di paternità dell’organaro Giovanni Bossi (1779-1821) di Bergamo.
Sopravvissuto a secoli di storia, l’organo è ora restaurato e visibile in tutto il suo splendore.
Ossimo Inferiore
CHIESA DEI SANTI COSMA E DAMIANO
Una cappella della chiesa, probabilmente, doveva esistere fin dall’età dell’alto medioevo. Per A. Sina sarebbe una cappella fondata dai monaci del monastero di Tours.
Secondo il Rizzi, ma tutto fa credere che abbia confuso con la Chiesa di Ossimo Superiore, sarebbe stata costruita sulle rovine di un castello. Da qualche scrittore si è ritenuto che il primo documento che ci dà notizia della chiesa sia il decreto di papa Callisto III del 28 giugno 1456 con il quale istituiva due chiericati, abolendo i vecchi e cioè uno per i Santi Cosma e Damiano di Ossimo e uno per San Vittore; ma tale documento non si riferisce alla nostra chiesa, ma a quella di Piandiborno presso l’Annunciata. Nel 1529 era rettore di Ossimo Inferiore don Giacomo Maggiori, del posto.
Nel 1562 Mons. Giacomo Pandolfi parla della chiusura della cappella nella piazza di Ossimo di Sotto, senza indicarne il nome: che si tratti forse della chiesa di S. Rocco che per un certo tempo fungeva da chiesa del paese, essendo quella di S. Cosma piccola, oppure di quest’ultima?
S. Cosma è ricordata come dipendente dalla parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio negli atti del vescovo Domenico Bollani (1567); simili notizie abbiamo anche nei documenti relativi alla visita di C. Pilati (1573); finalmente nel 1580 Carlo Borromeo decreta che le celebrazioni avvengano in S.S. Cosma e Damiano e non più in S. Rocco, anche se la chiesa è dichiarata piccola e bisognevole di riparazioni.
Il 16 aprile 1607 il primo rettore Evangelista Aliprandi, morendo a Brescia, lascia metà della sua eredità a Ossimo Inferiore e così il 17 maggio 1607, su richiesta di Giovanni Francesco Rizzini, sindaco e procuratore della comunità di Ossimo Inferiore, viene concesso il fonte battesimale con un cappellano. Il decreto di erezione del beneficio di Ossimo Inferiore, detto dei Santi Cosma e Damiano, risale, tuttavia all’11 aprile 1607. Dal 4 luglio 1610 è il testamento del notaio Giacomo Filippo Regazzi, morto in quell’anno, con lascito in favore della chiesa.
Il 17 marzo 1612 viene stilato l’atto con cui si stabilivano le competenze dei due parroci, rettore e cappellano per le due chiese di Ossimo Superiore e di Ossimo Inferiore. La prima chiesa presentava la facciata decorata da dipinti se negli atti della visita del vicario vescovile, nel 1625, leggiamo la prescrizione che ordina l’obliterazione dei medesimi forse per il loro carattere profano.
Nel 1670 si ha il rimodernamento dell’antica chiesa, mentre nel 1683 viene principiato il campanile che era a fianco dell’antico edificio; ma nel 1730 la chiesa viene ricostruita anche a seguito dei numerosi lasciti dovuti a vari benefattori (Bernardo Scalvino nel 1687, Stefano Scalvino nel 1695, Giacomo Chimotti nel 1697, Girolamo Ragazzi nel 1698 e dello stesso anno Assenzio Mensi fondatore dalla cappellania vicinale). La fabbrica della chiesa è dovuta al capomastro Domenico Tettamanti di Milano. Nel 1733 lo stesso porta a termine la sagrestia. La facciata dell’antica chiesa, nel 1744 era stata affrescata con la Santissima Trinità da Giovanni Plantone della Val di Scalve per £. 25, ma nel 1770 il novarese Carlo Giuseppe Peretti la ridipingeva. L’opera però durò pochi decenni perchè nel 1791 l’affresco era già “spelato”. Nel 1777 il milanese Battista Gelpi assume l’impegno di terminare il campanile, ma detto lavoro ebbe inizio solo nel 1780 con una decina di aiutanti; il lavoro si concluse nel 1782. Nel 1876 si provvede ad un primo restauro della chiesa; dal 1905 al 1908, per volere del curato don Stefano Giacomelli, fu ampliata su disegno di Fortunato Canevali di Breno che la prolungò di due altari, rifece la facciata e abbassò il pavimento per ristabilire le proporzioni: tale lavoro fu svolto dalla popolazione, con grande entusiasmo e fatica, dato che si dovette procedere a scalpellare la roccia viva su cui era edificato il tempio. Inoltre, per ampliare l’interno, si ricavarono i nuovi confessionali incastrandoli tra un’altare e l’altro. Il 30 aprile 1948 la chiesa fu dichiarata Parrocchiale.
Esterno: La facciata, del 1905/8, dovuta a F. Canevali è in calcare grigio a conci rettangolari disposti su corsi regolari ed è racchiusa da lesene laterali. È divisa da una cornice orizzontale in due ordini. In quello superiore è una finestra con arco a pieno centro contornata da ghiera sagomata alternata a conci bianchi e rossi. L’ordine superiore è concluso da archetti a pieno centro e, sopra, dal timpano triangolare. Il portale, in arenaria grigia, appartenente alla chiesa preesistente, è notevolmente ricco per le due semicolonne, con capitello composito, che sostengono le due volute della cimasa spezzata, per l’arco inflesso e per l’ampia cimasa. Il resto dell’esterno della chiesa non presenta niente di significativo se non le due porte laterali architravate, con cornice in pietra, molto semplici, dovute al tagliapietra Giovanni Pico di Sarnico, del 1772. Il campanile è in pietra a vista, di pianta quadrata e sulla porta reca incisa la data 1683.
Interno: Navata unica, coperta da volta a botte di cinque campate, divise da cinque archi traversi poggianti su lesene corinzie; delimitano queste, ai fianchi, gli archi delle tre cappelle poste sui lati, rettangolari, e della parete cieca in cui si apronole due porte laterali, originariamente forse profonde come le altre cappelle e poi murate con la formazione di un breve corridoio per il collegamento con le porte esterne. Le cappelle non molto profonde, sono coperte da volte a botte. Il raccordo fra la navata e il presbiterio è dato da due segmenti di parete posti in diagonale, su cui è, da un lato, l’organo con la cantoria in legno dalla finta marmorizzazione e cassa neoclassica, mentre sull’altro lato era il pulpito (ora vi è la nicchia con una statua di San Luigi). Al di sotto, le due porte: una per la sagrestia, l’altra per il campanile. Il presbiterio è basso, rettangolare, coperto da volta a vela e coro con terminazione orizzontale raccordata con elementi laterali ricurvi.
Sopra la cantoria, a destra dell’aula della Chiesa si trova l’antico organo a canne. Sopra la tastiera la scritta: “Organum hoc constructum fuit Venetiis a Celeberrimo auctore Cajetano Calidis
” Si tratta di uno strumento raro – probabilmente l’unico in tutta la provincia di Brescia – ed artistico, è stato costruito sul finire del Settecento dal celebre organaro veneziano Gaetano Callido.